venerdì 4 febbraio 2011

Memoria temporum acta.


Un uomo è solo nel letto.
Si sveglia, sono le 5 del mattino.
Il vuoto tra le sue lenzuola è la condizione imprenscindibile della sua vita.
Si gira dall'altro lato e dorme.

Ore 8.00, la sveglia suona. La morsa della solitudine si è nascosta come la luna.
Si alza. Accende il computer, va in bagno, prepara la colazione, naviga un po' nei pensieri e sul pc. Suona, mentre ascolta qualcosa.
Compie azione meccaniche. Senz'anima. Eclissare i pensieri.
Si veste ed esce.
Esce per correre, esce per stare solo. Per stare solo e stare meglio, per non pensare.

Allora corre.
C'è solo il corpo. Scompare la politica, l'amore, i sogni, le delusioni e l'inettitudine.
C'è solo il respiro. I piedi, la terra e una musica nelle orecchie.
Ad un tratto, neanche lo sforzo e la fatica liberano più. Ad un tratto, la catarsi si eclissa.
La luna è tornata. Il cuore si stringe. La solitudine dell'animo ricompare.
Accelera.
Deve correre, sudare, soffrire. Uscire da se stesso, entrare in contatto con tutto ciò che è fuori dal suo io. Con il mondo, perché esso è denso e pieno.
Pieno di lui e delle sue inquietudini.
Non può fermarsi, se la polvere cesserà di alzarsi sotto i suoi piedi lui conoscerà la natura di questo disagio. Non vuole saperlo. Deve scacciare i pensieri. Canta:
“Ti prego ascoltami
ascoltami bene almeno una volta
solo poche parole...”


Vorrebbe piangere ma non ci riesce. La razionalità blocca tutto.
Blocca anche i piedi, è fermo. La musica suona sorda.
La solitudine non si combatte con accanto chiunque, si è soli sempre.
Si è meno soli, durante l'orgasmo.
Si è meno soli quando la memoria di odore ti invade.
Quando sei invaso.
Quando cammini, da lontano, con lo stesso passo.
Quando la mano nella tua ti fa sudare.
Quando non hai paura di mostrarti.
Quando la solitudine non è più una condizione, ma una decisione.

In quel letto c'era una donna con lui quella notte. Eppure quella donna non era passi, odori, litigate e orgasmo. Quella donna era voglia di non sentirsi solo.
Palliativo inconsapevole di una condizione imprescindibile.


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