lunedì 7 marzo 2011

Io, moderna Penelope.

Faccio sempre lo stesso sogno.
La vicenda subisce lievi variazioni ma tutto sommato è sempre la stessa. Se nulla nei sogni è casuale e tutto è il riflesso dei processi inconsci della mente, la mia mente sta parecchio male. Freud avrebbe pane per i suoi denti. Sognare è faticoso in tutte e due le sue accezioni. L'ambivalenza di questo termine mi fa riflettere. Racchiude in se l'ambizione utopica che ognuno cela dentro di se, e l'abbandono più totale alla casualità del nostro pensiero. Affascinante e spaventoso allo stesso tempo. Un po' come me. Il mio sogno è di non fare più lo stesso sogno. Il problema è che questo sogno non nasce dalla fase REM. Quando gli occhi chiusi si muovono e si può anche piangere per immagini immaginate. Il mio sogno non è onirico. Lo costruisco ogni giorno, come un'isterica architetta iperperfezionista. Ogni giorno, gran parte delle mie energie si concentrano nell'impresa di creare un sogno, su misura per me. Ed ogni giorno come una moderna Penelope della psiche lo distruggo, per tornarci il giorno dopo. Combatto proci immaginari con la potenza del mio straniamento dal reale. Peccato che, i proci che combatto sono i miei sprazzi di lucidità.
Mi sto rintanando in un mondo inventato da me per me, per sfuggire ad una normale vita di frustrazioni. Ulisse ti prego torna dal tuo viaggio, tessere i miei sogni mi sta uccidendo.

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