mercoledì 12 ottobre 2011

VUOTO.

C'è chi parlava di pessimismo cosmico, chi di natura matrigna, chi di pendoli e appagamento, c'è chi razionalizzava tutto. E' esistito addirittura qualcuno che uccideva dio,qualcuno che lo negava, altri si confessavano a lui. Persone che hanno costruito strutture e sovrastrutture. C'è chi dormiva scrivendo, chi capiva sognando.
Discettare di altri è semplice.
Discettare con gli altri è difficile.
Io preferisco la prima, e ringrazio. Ringrazio chi me l'ha permesso.
Ringrazio il gossip, la tv, lo show della cronaca nera.
Ringrazio la bruttezza dei manuali, troppo ingombranti per poter piacere, dalla dialettica troppo serrata per poterli capire. Io sono pigra, pensare è oneroso, l'hanno fatto in tanti, hanno detto tutto, lo scibile è infinito, ma la mente umana no.
Il progresso ha aumentato la vita, ingrandito i corpi, le case, le strade e le città, ma mignonizzato (neologismo) il cervello. Io ringrazio. Non c'è più sforzo ad esser intelligenti, non c'è più lotta alla conoscenza.
Percepisco il vuoto e un po' mi fa schifo, ma i manuali sono brutti e la gente non li vuole.
Allora mi chiedo, a che serve il macketing, se ha creato il vuoto.

In ordine di “apparizione”: Leopardi, Shopenauer, Hegel. Nietzsche, Feuerbach, Sant'Agostino. Marx. Breton, Freud.



Il vuoto affascina, è ammaliante nel suo non essere. Esso empiricamente non esiste, razionalmente è inafferrabile, ma c'è. E' la nostra ombra, è il tarlo che ci ammonisce di non rinunciare all'opulenza, altrimenti arriverebbe la sua antitesi, lui, il vuoto.

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